
Il temperamento del bambino è definito come la modalità di approccio agli stimoli esterni e alle situazioni, come anche lo stile di comportamento di una persona, posta in relazione con altri individui, oggetti, attività da compiere e problemi da risolvere, connessi alla sua età.
La definizione di temperamento è stata arricchita, nel corso del tempo, dagli studiosi di neuropsichiatria e psicologia infantile, i quali hanno esteso l’ambito di applicazione del termine alle abilità di un soggetto nel compimento di determinate attività e la differente reattività emotiva di fronte ad accadimenti, sfide e fattori esterni.
E’ innato?
Secondo gli studi psicopedagogici e il parere di pediatri, educatori e neuropsichiatri, il temperamento del bambino è un fattore presente alla nascita; si tratta di un imprinting che fa parte del patrimonio genetico di un individuo e lo distingue dagli altri. Gli studiosi affermano che tali fattori rimangono coerenti e stabili durante la crescita del bambino, anche di fronte a situazioni diverse. Pertanto, è pressoché unanime l’approccio genetico al temperamento del bambino, un elemento innato che porta a sentire e interpretare il mondo e gli stimoli esterni in maniera totalmente individuale, benché tale insieme di caratteristiche presenti una base ereditaria.
Temperamento, carattere e vita familiare: bambini a confronto
Spesso, parlando del temperamento dei bambini, ci si riferisce genericamente a un carattere dominante e che non passa inosservato: in realtà, le mamme che nominano questa caratteristica, accennando al loro figlio, intendono le sue reazioni agli stimoli ambientali. Ad esempio, un bambino può avere un temperamento più mite rispetto a suo fratello, benché l’ambiente familiare sia il medesimo per entrambi: uno risponde a determinati input con risposte accondiscendenti; l’altro, invece, tende a voler affermare maggiormente le sue preferenze rispetto a quelle propostegli dalla mamma, dal papà o dalle maestre.
L’educazione dei bambini, intesa nel senso più ampio del termine, non ha gli stessi effetti sul loro comportamento: tornando all’esempio dei due fratelli, il primo potrebbe accettare regole, imposizioni e spiegazioni senza replicare; il secondo, di fronte alle medesime spiegazioni, potrà avere reazioni completamente differenti, come rigetto, rabbia, contestazione, insomma un insieme di atteggiamenti per esprimere il suo secco “no”. In questo caso, esiste un margine per intervenire e, in caso, modificare determinate reazioni, considerando che i risultati saranno comunque differenti a seconda del bambino.
Appallottolare una mollica di pane e toccarsi i capelli
A supporto del fatto che il temperamento sia qualcosa di innato nei bambini vi sono alcuni studi effettuati da un gruppo di sociologi infantili, i quali hanno notato, in un gruppo di bimbi di 6 anni, i quali non vivevano con il padre o con la madre, poiché questi erano deceduti o divorziati dall’altro genitore, ne ripetevano alcuni movimenti o gesti, come toccarsi i capelli in un modo particolare e ripetuto, oppure appallottolare la mollica del pane come abitudine appena seduti a tavola.
Questo è solo un esempio per portare all’attenzione il presupposto che il cosiddetto temperamento geneticamente immodificabile attiene a quell’insieme di caratteristiche innate che un bambino porta con sé già alla nascita, e che rimangono con lui per il resto della vita, indipendentemente dalle sue esperienze e da ciò che affronterà durante la sua strada.